Lo Zaffiro
Dal punto di vista etimologico, il termine “zaffiro” deriva dal latino (sapphirus), e a sua volta dal greco antico (sappheiros), che indicava una “pietra blu”.
In passato il termine veniva utilizzato per indicare tutta una serie di pietre preziose e, fino al Medio Evo, veniva utilizzato per indicare il lapis lazuli. Attorno al 1800 si scoprì che lo zaffiro, come il rubino, appartengono entrambi alla specie del corindone, da allora si preferisce usare il termine zaffiro per descrivere la varietà blu del corindone, rubino per la varietà rossa e corindone per tutte le altre varietà (corindone giallo, corindone rosa, corindone orange ecc).
Il corindone è il minerale più duro dopo il diamante. Secondo la scala di Mohs la sua durezza è pari a 9 (il diamante corrisponde a 10).
Secondo la scala di Rosival, invece, il corindone presenta una durezza 140 volte inferiore a quella del diamante (1000 il corindone e 140.000 il diamante) Il colore blu dello zaffiro è causato dalla presenza di due impurità chimiche nel lattice cristallino: il ferro e il titanio. La concentrazione di questi due elementi che varia tra 0.01% e 1% determina l’intensità del colore.Birmania, Tailandia, Cambogia, Montana(USA), Tanzania… sono i luoghi di estrazione di questo corindone che si forma principalmente nelle rocce metamorfiche (rocce che hanno subito processi di metamorfosi legati all’esposizione ad alte temperature ed alte pressioni) e nelle pegmatiti (rocce filoniane che si trovano sia all’interno sia alla periferia di intrusioni granitiche, caratterizzate da struttura a grana grossa, talora gigantesca). Il taglio più diffuso per questa gemma è quello sfaccettato ovale o tondo, ma non sono escluse altre tipologie, come quella a cuore o a baguette. Tra le gemme di dimensione eccezionale conosciute, va citato lo “Star of India”, di 563 carati, conservato presso il Museo di Storia Naturale di New York.
Tratto da IGI- INTERNATIONAL-GEMOLOGICAL-INSTITUTE